martedì 22 febbraio 2011

Laura Ragazzi

Amore ed altri deliri






In “Amore ed altri deliri” una sensualità, a volte dolce, a volte ardita, disvela con toccante sincerità le delicatezze e i brividi di un sensibile animo femminile.
Nella poesia che abbiamo scelto, "Amourex", la potenza della passione carnale esplode come un fuoco d’artificio. Il piacere, così come percepito da una donna, da sempre taciuto e dissimulato, si disvela invece qui con  accenti vibranti ma mai volgari, tenero e coinvolgente come un eccitante abbraccio.



http://www.marfisa.eu/lauraragazzi.html

Laura Ragazzi, poetessa di Ferrara, esprime la sua esuberante creatività anche nella pittura, nel disegno e nella fotografia




AMOUREUX


Il soffitto ci guarda.

Parole restano dietro la lingua.

Poi escono dagli occhi.

Sguardi docili poi rabbiosi.

Il mio cuore è caldo.

Te ne stai dietro di me.

Ed io sento la perfezione del tuo amore.

Che mi trova poi mi dimentica.

Nell’eterna onda di una mareggiata dolciastra.

I miei pori (tutti!) si dilatano.

Si schiudono come corolle al tuo sopraggiungere.

Sfiori il mio profilo di Eva.

Con mani di uomo che lasciano memorie di un

brivido.

Odori di cloruro di sodio e conchiglie.

Io pure mi faccio precisa a te.

Anguille gemelle, sinuose lottiamo.

Scivoliamo sdrucciolevoli nelle nostre stesse crespe.

Ti amo di un amore furente.

Mai vorrei abbandonare questo abisso.

E trovarmi senza te, amore mio…

…senza te!…

La tua carne mi disseta.

Il tuo sesso mi acquieta.

Le tue dita mi uccidono di calore.

Che bella morte morire sotto di te!

Ovvero al tuo fianco.

O posata come fossi ala alla tua spalla.

Così discinti.

Spogli.

Solo respiro e pelle.

Imbrattati del nostro stesso delirio.

Non esiste nulla oltre questa stanza fosca.

Fuori le auto corrono.

La gente parla e cammina.

Bisbigliano i passeri.

E noi qui, a prolungare la notte.

Con ritmo estraneo a ciò che sta oltre quella soglia.

Come talpe, in attesa che il tempo scompaia per

sempre.

Mentre ti addentri sempre più nel mio succo bollente.

Laddove respiro lance che mi trafiggono e poi

desistono.

Mai abbastanza assassine da farmi fuggire.

Io voglio tuttavia suicidarmi con esse.

E sostare morente ed eterna fra i tuoi palmi.

Per non uscire mai da questa stanza simile all’oro.

Da questa bruma di sudore.

D’incenso e cera.

Dalla tua rossa bocca avida della mia terra erosa

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